Antefatto
In questo blog tengo traccia dei miei primi passi nella accordatura del pianoforte per ragionare e fissare le idee su tecniche, problemi e soluzioni.
1. Dopo aver fissato alcune idee di base per il Piano Trainer, leggendo vari metodi per pianoforte -saltando tutti quelli basati sulla esecuzione ripetitiva ed accanita di esercizi- alla ricerca di qualcosa di simile, mi sono imbattuto su alcuni principi e rudimenti dell'accordatura del pianoforte, che hanno stimolato la mia curiosità e che mi hanno portato ad approfondire.

L'argomento non mi intimorisce. Alfredo Capurso, grande amico e grande accordatore, durante il suo lavoro sul mio pianoforte mi ha sempre pazientemente spiegato le tecniche manuali (impostazione delle caviglie, stiramento dell'ottava, ecc.) ma soprattutto le magie numeriche che regolano il "giusto" temperamento, un sistema di riferimento che ha messo a punto lui stesso ("Chas", Circular Harmonic System).

Dalle letture sul temperamento e soprattutto dalla osservazione di Alfredo al lavoro, ho rapidamente capito è che girando le caviglie senza sapere bene cosa fare e senza esperienza pratica, lo strumento si ritroverà più scordato di prima, se non addirittura irrimediabilmente danneggiato. Per questo non ho mai seriamente pensato -finora- di mettere le mani sul mio piano; si tratta di uno studio più per la passione di sapere teoricamente (la matematica del temperamento) come fare che per risolvere praticamente (l'accordatura equabile ad orecchio) i problemi del mio strumento, in attesa del successivo intervento professionale di Alfredo...
2. Il mio piano ha una caviglia molto debole, che dopo qualche settimana cede.
Il risultato è che, nonostante il piano sia accordato in modo soddisfacente per i miei studi e le mie capacità tecniche, mi ritrovo in breve tempo il MI 2 con l'unisono scordato, e nel timore di sentirlo suonare, devo trasporre molti brani in tonalità che non comprendono il MI, se non addirittura metterli nel dimenticatoio. Se il trasporre è stato anche un utile esercizio, alla lunga è risultato frustrante e adesso inizia ad essere troppo limitante.

E' da un bel po' di tempo che penso di darci un taglio e di risolvere questo problema, e considerare il mantenimento dell'accordatura come una attività di ordinaria manutenzione del proprio caro strumento.

Non ho la presunzione di volere accordare un intero pianoforte, ma -perché no?- essere capace di apportare piccoli interventi su singoli unisoni, tentando di mantenere l'intenzione originaria di Alfredo, vero accordatore. Insomma, riuscire a mettere a posto questo imbarazzante MI 2 senza fare danni è ormai un obiettivo irrinunciabile.

Anche il pianoforte di mio padre si ritrova con due unisoni tanto scordati (due corde nuove) che è insuonabile, tanto che vale più la pena silenziarli che trovare la giusta trasposizione. Mi sentirò in obbligo, dopo aver fatto la dovuta pratica, di risolvere anche questo problema.
3. Strana coincidenza, mentre studiavo per  il mio MI 2, un amico ha acquistato "quasi gratis" un piano verticale, completamente scordato ma con la meccanica e le corde in uno stato abbastanza buono, su cui però non intende spenderci una lira di più.

In quel momento ho pensato di avere una occasione d'oro per mettere in pratica tutta la teoria che ho imparato nei mesi precedenti, ed alla mia richiesta di lasciar fare a me un tentativo la risposta è stata entusiasta!

Il piano di Giulio mi apre la strada per vivere una esperienza completa: rendere suonabile un pianoforte completamente scordato, in un tempo accettabile e senza fare danni alla meccanica e alle corde.

A questo punto non posso più rinunciare al progetto.