Armonizzazione
L’armonizzazione non è un argomento di facile discussione. Certo non è sufficiente un trattato o un manuale per diventare compositori o arrangiatori, ed è indispensabile aver compreso i concetti di armonia tonale e modale per affrontare l’arte della armonizzazione. E’ però possibile illustrare alcuni principi fondamentali della armonizzazione, e lasciare briglia sciolta all’estro ed alla curiosità del lettore che per approfondire l’argomento può fare riferimento ad una vasta bibliografia.
L’armonizzazione è il processo di costruzione della struttura armonica che sorregge una melodia, e che dà vita a progressioni di accordi, in cui le variazioni di modalità e/o di tonalità si susseguono in un modo logico e coerente a supporto della linea melodica. E’ un processo creativo, un momento artistico nella composizione musicale, ma al contempo è una disciplina, che regola il succedersi ed il fondersi delle parti nel tutto.
Con il termine armonizzazione si indica anche il processo mediante il quale una progressione di accordi può essere sostituita con un’altra, senza modificare il significato armonico originale. La sostituzione (o ri-armonizzazione) può avere vari scopi: ad esempio assecondare una linea melodica, rendere più fluidi i passaggi tra accordi, generare tensioni, ed in generale arricchire la struttura armonica.
Alla base dell’armonizzazione c’è il concetto di risoluzione di un accordo, cioè il passaggio da una nota o accordo dissonante (suono instabile) alla consonanza (suono più definitivo o stabile). Un insieme di suoni è consonante quando dà il senso di appagamento o di stabilità, è dissonante quando dà l’impressione di un “movimento armonico” che deve essere seguito da (“deve risolvere su”) un nuovo insieme di suoni consonante.
La contrapposizione tra consonanza e dissonanza, insieme al principio della tonalità, rappresenta la base della teoria armonica occidentale. Stabilita una tonalità maggiore, l’accordo più consonante è certamente l’accordo al I grado, che rappresenta la “stasi armonica”. Tutti gli accordi costruiti sulle scale modali sono in certo senso chi più chi meno “consonanti”, e tendono tutti a risolvere prima o poi sul I grado.
L’accordo al V grado (V7) pur appartenendo alla tonalità, è un accordo instabile perché contiene un tritono formato dalla terza maggiore e la settima minore, il cui suono dissonante tende a risolvere sul primo grado (progressione modale), ma anche a risolvere su una diversa tonalità (movimento tonale).
Mantenendo le note che producono il tritono nell'accordo di settima dominante, è possibile sostituire una o più note dell'accordo con altre non appartenenti alla scala maggiore da cui deriva l'accordo, per formare un diverso accordo dominante, caratterizzato dal medesimo intervallo di tritono ma con una maggiore tensione. Il nuovo accordo tenderà a risolversi come l'accordo originario, allentando la tensione prodotta dal tritono.
Possiamo ora analizzare alcune possibilità di armonizzazione (sostituzione) degli accordi di settima dominante (V7).

SOSTITUZIONE V7 DI TRITONO

La più semplice armonizzazione di un accordo di V7 è la sostituzione di tritono. In un accordo di V, la terza maggiore e la settima minore formano un intervallo di tritono, o “quarta più”. Ad esempio in tonalità DO l’accordo di V è G7, in cui il tritono SI-FA produce la tipica instabilità degli accordi dominanti. Ma anche FA-SI è un tritono, e quindi ci si può aspettare che esista un altro accordo di V che comprende questo tritono: si tratta dell’accordo di V costruito con la tonica alla distanza di un tritono, quindi C#7. DO# è il V grado di FA#, quindi una diversa tonalità, ma le note che generano la caratteristica instabilità sono le stesse. A questo punto è possibile risolvere C#7 sull’accordo in cui risolve l’originale G7. Ad esempio se si armonizza |Dm7|G7|CMa7|, progressione II-V-I, con la sostituzione di tritono risulterà |Dm7|C#7|CMa7|. Il C#7 risolve naturalmente abbassando la triade un semitono sotto.

DOMINANTI SECONDARIE

L'accordo di settima dominante (V7) risolve naturalmente sul I grado, o più esattamente sulla quinta discendente, producendo una progressione V-I.
Possiamo definire dominante secondaria un accordo di settima dominante costruito su una qualsiasi nota della scala, se può risolvere su un accordo la cui tonica è sulla quinta discendente ed appartiene alla stessa scala.
Questa regola può essere chiarita con un esempio in tonalità DO Maggiore.
Abbiamo già V7/I con G7 che risolve su CMa7. A partire dal II grado in poi avremo le seguenti dominanti secondarie:
ProgressioneAccordoRisolve su
V7/iiA7Dm7
V7/iiiB7Em7
V7/IVC7FMa7
V7/VD7G7
V7/viE7Am7
Il simbolo in prima colonna si legge "quinto del secondo", "quinto del terzo", ecc.
Non esiste la dominante secondaria V7/vii. Il motivo è che F7 risolve una quinta discendente, e quindi sul Bb, che non appartiene alla tonalità C. Allo stesso modo, per risolvere su B (accordo Bm7(b5), vii grado) l'accordo V7 deve essere sulla tonica F#, anch'essa nota non diatonica.
Le dominanti secondarie sono cinque accordi "quasi diatonici" che hanno lo scopo di risolvere sul ii, iii, IV, V, vi grado della tonalità.
Ai sette accordi in tonalità di DO si aggiungono quindi altri 5 possibili accordi, associati ai gradi dal ii al vi: le dominanti secondarie A7, B7, C7, D7, E7.
Va da sé che si può armonizzare un accordo costruito sui gradi dal ii al vi con una progressione che parte con la dominante secondaria per risolvere sull'accordo originale.

SOSTITUZIONE V7 CON V7(b9)

Un accordo V7 si considera generalmente V grado di una scala maggiore, e come tale può essere "abbellito" con nona, undicesima e tredicesima “giuste”. Queste estensioni, pur generando una qualche tensione da risolvere, sono comunque note della tonalità che sorregge la melodia.
La scala diminuita semitono-tono (S/T) è una scala ad 8 note formata da una sequenza di semitoni e toni STSTSTST, che compongono gli intervalli 1,2b,2#,3,4#,5,6,7m. L'accordo costruito per terze diatoniche (1,3m=2#,5b=4#,7bb=6) è un accordo diminuito, indicato con la notazione 7dim. La Scala S/T è detta "diminuita dominante" perché comprende anche gli intervalli 1,3,5,7m tipici degli accordi di settima dominante (V7) e di conseguenza anche il caratteristico tritono 3M-7m.
Se l'accordo V7 si considera formato a partire da una scala diminuita S/T è possibile "alterarlo" (o “riarmonizzarlo”) usando un’altra nota della scala S/T (9b,9#=3m,11#) che non è parte della originaria scala maggiore. Gli accordi dominanti così alterati sono molto instabili e tendono a risolvere dovunque, quindi anche sull’accordo su cui risolve l’accordo V7 originario, mantenendo così il senso armonico della progressione.
L’accordo più semplice che si può formare è V7(b9), che può sostituire V7 a patto che la nota melodica che l’accordo accompagna non sia la nona “giusta”. Dalla Scala S/T si possono anche formare gli accordi V7(#11) e V7(#9), ma sono considerati più spesso accordi costruiti sulla Scala Minore Melodica.

SOSTITUZIONE V7 CON V7alt e V7(#11)

Così come la Scala Maggiore si sviluppa nei suoi modi e negli accordi tipici che ne derivano, così è anche per le scale in tonalità minore. La scala minore melodica è semplicemente una scala maggiore con la terza abbassata di semitono.
Un accordo di V7 si può armonizzare con un accordo di tipo 7alt o 7(#11), costruiti rispettivamente sul IV e VII grado della Scala Minore Melodica. L’intervallo tra IV e VII grado risulta di tritono, pertanto questi accordi dominanti sono intercambiabili per semplice sostituzione di tritono.
Gli accordi 7alt e 7(#11) possono risolvere dovunque, ma le più importanti risoluzioni sono le seguenti:
  • 7alt risolve una quinta sotto (funge da V grado), un semitono sopra (funge da VII) o una terza maggiore sotto, sul V grado
  • 7(#11) risolve un semitono sotto, una quarta sotto, un tono sopra
Ad esempio, partiamo dalla scala F minore melodica, quindi dall’accordo E7alt (VII grado) e Bb7#11 (IV grado), alla distanza di tritono; sono accordi intercambiabili con la sostituzione di tritono.
  • E7alt risolve una quinta sotto e Bb7#11 risolve un semitono sotto, quindi entrambi su AMa7
  • E7alt risolve un semitono sopra e Bb7#11 risolve una quarta sotto (quinta sopra), quindi entrambi su FMa7
  • E7alt risolve una terza maggiore sotto e Bb7#11 risolve un tono sopra, quindi entrambi su CMa7

ARMONIZZAZIONE DI ACCORDI MINORI

Il solo fatto che la partitura indica un accordo di minore settima (ad esempio Dm7) non è detto che quello sia l’accordo migliore. Se l’accordo successivo non forma una progressione II-V è possibile considerarlo come accordo di I grado in tonalità minore. Ad esempio, se l’accordo è Dm7 e l’accordo successivo non è G7 o la sua sostituzione di tritono Db7, l’accordo Dm6 o DmiMa7 può suonare meglio del Dm7.
Nel caso invece di una progressione II-V, se la nota melodica sull’accordo minore non è la sua quinta o sesta, si può sostituire all’accordo minore l’accordo diminuito, con la stessa tonica. Ad esempio la progressione |Em7|A7| può essere armonizzata in |Em7(b5)|A7|. Dato che la quinta diminuita di Em7(b5) è Bb, e Bb è la b9 di A, anche l’accordo dominante risulterà alterato, e quindi la progressione sarà |Em7(b5)|A7(b9)|.
Un altro tipo di armonizzazione degli accordi minori è la sostituzione con uno slash chord. Se la nota melodica sull’accordo m7 è la terza o la settima, è possibile riarmonizzare l’accordo come slash chord utilizzando la triade un semitono sotto la tonica.
Ad esempio se l’accordo è Cm6 si mantiene la tonica C e si costruisce sopra la triade maggiore con tonica un semitono sotto, cioè B/C. La 3m di Cm6 coincide con la 3M della triade B. Anche nel caso di un accordo di I minore può essere sostituito allo stesso modo. Ad esempio BbmiMa7 diventa A/Bb. In questo caso la 7M di Bb coincide con la tonica di A.

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